LA FRAGILITA' UMANA (la via dell’amore; Eucarestia e città)
     

      In un’epoca che coltiva il mito dell’efficienza fisica e di una libertà svincolata da ogni limite, le molteplici espressioni della fragilità umana sono spesso nascoste ma nient’affatto superate. Il loro riconoscimento, scevro da ostentazioni ipocrite, è il punto di partenza per una Chiesa consapevole di avere una parola di senso e di speranza per ogni persona che vive la debolezza delle diverse forme di sofferenza, della precarietà, del limite, della povertà relazionale. Se l’esperienza della fragilità mette in luce la precarietà della condizione umana, la stessa fragilità è anche occasione per prendere coscienza del fatto che l’uomo è una creatura e del valore che egli riveste davanti a Dio. Gesù Cristo, infatti, ci mostra come la verità dell’amore sa trasfigurare anche l’oscuro mistero della sofferenza e della morte nella luce della risurrezione.

La vera forza è l’amore di Dio che si è definitivamente rivelato e donato a noi nel Mistero pasquale. All’annuncio evangelico si accompagna l’opera dei credenti, impegnati ad adattare i percorsi educativi, a potenziare la cooperazione e la solidarietà, a diffondere una cultura e una prassi di accoglienza della vita, a denunciare le ingiustizie sociali, a curare la formazione del volontariato. Le diverse esperienze di evangelizzazione della fragilità umana, anche grazie all’apporto dei consacrati e dei diaconi permanenti, danno forma a un ricco patrimonio di umanità e di condivisione, che esprime la fantasia della carità e la sollecitudine della Chiesa verso ogni uomo.

Deve infine crescere la consapevolezza di quella forma radicale di fragilità umana che è il peccato, su cui si staglia l’amore redentivo di Cristo, che è dato di sperimentare in modo particolare nel sacramento della Riconciliazione.
Questo terzo ambito è costituito dalle forme e dalle condizioni di esistenza in cui emerge la fragilità umana. La società tecnologica non la elimina; talvolta la mette ancor più alla prova, soprattutto tende a emarginarla o al più a risolverla come un problema cui applicare una tecnica appropriata. In tal modo viene nascosta la profondità di significato della debolezza e della vulnerabilità umane e se ne ignora sia il peso di sofferenza sia il valore e la dignità. La speranza cristiana mostra in modo particolare la sua verità proprio nei casi della fragilità: non ha bisogno di nasconderla, ma la sa accogliere con discrezione e tenerezza, restituendola, arricchita di senso, al cammino della vita.
Solo una cultura che sa dar conto di tutti gli aspetti dell’esistenza è una cultura davvero a misura d’uomo. Insegnando e praticando l’accoglienza del nascituro e del bambino, la cura del malato, il soccorso al povero, l’ospitalità dell’abbandonato, dell’emarginato, dell’immigrato, la visita al carcerato, l’assistenza all’incurabile, la protezione dell’anziano, la Chiesa è davvero “maestra d’umanità”.
 
Ma l’accoglienza della fragilità non riguarda solo le situazioni estreme. Occorre far crescere uno stile di vita verso il proprio essere creatura e nei rapporti con ogni creatura: la propria esistenza è fragile e in ogni relazione umana si viene in contatto con altra fragilità, così come ogni ambiente umano o naturale è frutto di un fragile equilibrio.


Per la riflessione e il confronto

1. Come nelle nostre esperienze pastorali l’incontro con le diverse forme della fragilità costituisce luogo di speranza e di testimonianza cristiane?

Chi opera nella vita pastorale di una Comunità Parrocchiale è colui che ha ascoltato-accolto la “Parola” sperimentando che essa dà senso alla propria esistenza  e quindi dà una speranza, che ti fa guardare le tue sofferenze i tuoi fallimenti, le tue povertà senza rimanerne prigionieri, schiacciati. Scoprendo la tua fragilità meglio puoi capire la fragilità altrui e farti compagno di viaggio del tuo prossimo. In questa parrocchia si è sempre considerato come aspetto primario prendersi a cuore le fragilità emergenti nel nostro territorio e oltre.

Es. Associazione “La Tenda”; raccolta indumenti (lavarli, ordinarli, piegarli…e ridistribuiti, La Conferenza S. Vincenzo “San Pio”

2. In che senso la coscienza cristiana della fragilità umana diventa dimensione permanente dei rapporti all’interno della vita parrocchiale (es. ospedale, case di riposo, vicinato…)?

Nell’anno pastorale 2010-2011 il Cammino Neocatecumenale ha animato il sabato la celebrazione vespertina in Ospedale
 
Inserire nel cammino di iniziazione cristiana esperienze caritative stabili no una tantum, soprattutto per i cresimandi. (Es celebrazione dell’eucarestia con scadenza regolare nelle case di riposo; auguri il giorno del compleanno dei residenti nella casa di riposo;

Migliorare il servizio dei Ministri straordinari della Comunione legandolo di più con la celebrazione Eucaristica domenicale
 
3. La costruzione della nuova chiesa e la disponibilità di nuovi spazzi parrocchiali quali prospettive secondo te aprono dinanzi a noi nel rapporto con le fragilità presenti nel nostro Territorio di Campomicciolo?

Potenziare la Conferenza della San Vincenzo “San Pio”
Creare la CARITAS PARROCCHIALE
Banca del tempo
Oratorio per tutte le età
Laboratori artigianali (es. lavori antichi di cui si sta perdendo la memoria)